Sostenibilità

Alpi: quando l’ingegneria idraulica è miope. Chi vuol tagliare il Tagliamento.

È uno degli ultimi corsi d’acqua alpini incontaminati. Ma è pronto un piano per “ingabbiarlo” contro le esondazioni. Eppure un’alternativa ci sarebbe.

di Redazione

È stato definito «il re dei fiumi alpini», e a ragione. Il Tagliamento, un fiume relativamente breve, che in meno di 200 chilometri collega le Alpi al Mediterraneo, racchiude un patrimonio immenso di biodiversità grazie alle condizioni di naturalità ancora presenti in buona parte del suo corso. Il tratto medio, caratterizzato dalla morfologia a rami intrecciati e da ampie golene, si caratterizza per la presenza di numerose isole vegetate e barre ghiaiose che contribuiscono a creare quella moltitudine di microhabitat capaci di sostenere importanti e uniche comunità animali e vegetali. È inoltre uno dei fiumi meglio conservati d?Europa anche da un punto di vista faunistico. Considerando solamente gli anfibi e i rettili, esso ospita 14 specie di anfibi e 11 di rettili, che costituiscono quasi il 50% dell?erpetofauna dell?intera regione Friuli Venezia Giulia (oltre il 70% degli anfibi e il 30% dei rettili). Un dato rilevante è che tali specie difficilmente occupano il corso principale del fiume (regno di pesci e uccelli acquatici), ma si ritrovano lungo quel meraviglioso sistema di pozze, ghiaie, magredi, lanche, canali secondari e argini naturali che rendono l?alveo e le golene del Tagliamento così unici e straordinari per tutta la biodiversità europea. L?ultimo degli scampati La Commissione internazionale per la protezione delle Alpi – Cipra già nel 1992 aveva lanciato l?allarme: solo il 10% della lunghezza dei fiumi alpini – corrispondenti a 900 chilometri in tutto l?arco alpino – non era stato irrimediabilmente degradato da interventi antropici di varia natura. In questa piccola percentuale è compreso il fiume Tagliamento, che perciò è oggetto di studio da parte di università e centri di ricerca europei (Zurigo, Londra, Vienna, Innsbruck, Marburg, Birmingham, Erfurt, solo per citarne alcuni) in quanto ultimo fiume alpino scampato ai pesanti interventi di regimazione realizzati su tutti i principali corsi d?acqua del continente. Solo qui è ormai possibile studiare le dinamiche di evoluzione naturale delle golene per cercare di capire come intervenire su altri corsi d?acqua, compromessi nei loro equilibri dalle opere idrauliche che l?uomo ha realizzato. Oggi si studia il Tagliamento come ecosistema di riferimento per mettere a punto modelli di rinaturalizzazione e di gestione che trovano applicazione su alcuni grandi fiumi, quali il Danubio, il Rodano ma anche il Missouri. È così che, da tutto il mondo, giungono in Friuli Venezia Giulia studiosi e operatori del settore per accrescere le conoscenze al fine di pervenire a una gestione fluviale che tenga realmente conto delle dinamiche e degli equilibri naturali dei corsi d?acqua. E mentre l?Europa investe milioni di euro in avanzate ricerche scientifiche sul Tagliamento, la Regione Friuli Venezia Giulia, per ridurre il rischio di inondazione delle popolazioni residenti lungo il tratto terminale del fiume, sta per approvare un progetto di costruzione in alveo di tre enormi casse di espansione secondo le tradizionali ?ricette? dell?ingegneria idraulica. Grandi interventi strutturali, riconosciuti ormai nel resto d?Europa come la causa di molti disastri e considerati inefficaci alla luce delle acquisizioni tecnico/scientifiche più recenti, sarebbero previsti proprio nell?area più preziosa e naturale del fiume, per una lunghezza di circa dieci chilometri, all?interno di un sito di importanza comunitaria Una nuova gestione di bacino Il WWF in questi anni ha lavorato per individuare alternative a questa scelta che risulta essere in piena contraddizione con quanto previsto dalla Direttiva quadro acqua 2000/60 CE e con le più avanzate esperienze europee. A maggio è stato presentato lo studio preliminare, redatto da un team di scienziati coordinati dal WWF, che indica le possibili alternative, mentre oggi grazie anche all?appoggio di numerose organizzazioni non governative d?Oltralpe e della comunità scientifica internazionale, l?associazione sta portando avanti una importante sfida. Grazie al coinvolgimento e alla partecipazione di tutti i soggetti interessati – categorie economiche varie, agricoltori, amministrazioni pubbliche, associazioni e singoli cittadini – il WWF intende intraprendere un percorso innovativo per una gestione di bacino che realmente integri tutte le componenti – ambientale, sociale ed economica – a vantaggio di tutta la comunità, nel rispetto della vita del fiume da cui dipende anche la nostra vita. di Manuel Bertin ufficio stampa WWF Friuli Venezia Giulia


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